di Simone Casiraghi
Dal 18 giugno è attiva in Italia la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare “Diritto a stare bene” (qui se vuoi firmare anche tu). La proposta è molto di semplice oltre che di buon senso in una prospettiva di cura: intende istituire una Rete Psicologica Nazionale integrata nel Servizio Sanitario. Una misura senza precedenti che riconosce il benessere psicologico come diritto fondamentale, al pari della salute fisica, e lo pone al centro delle politiche pubbliche.
Una proposta che anche la nostra associazione Huntington Onlus non ha avuto dubbi nel sostenere, data l’importanza soprattutto per chi vive o convive con una malattia rara, pazienti, parenti e caregiver. Rilanciata in Italia, e tra i primi a sostenerla, c’è anche l’Osservatorio Malattie Rare (OMaR), mettendo come spinta alla base di questo impegno la riflessione di come “le malattie rare comportano un impatto psicologico significativo: diagnosi tardive, percorsi terapeutici incerti, isolamento sociale, senso di impotenza”. Ecco, di fronte a queste difficoltà oggettive “la proposta di legge – spiega Elisabetta Caletti, presidente dell’associazione Huntington Onlus – riconosce che la salute mentale non può essere confinata alla sfera privata, come se fosse un problema individuale da affrontare in solitudine. Al contrario, viene considerata un bene pubblico, con ricadute concrete non solo sulla vita delle singole persone, ma sull’intera società. Una comunità che investe nel benessere psicologico dei suoi membri – sottolinea ancora Caletti – costruisce infatti le basi per una migliore qualità della vita, rafforza la coesione sociale riducendo isolamento e marginalità. Garantire il diritto a stare bene significa, in questa prospettiva, non solo prevenire e curare il disagio, ma anche rendere la società più inclusiva, resiliente e capace di valorizzare i contributi di tutti. Anche in questo senso la nostra associazione ha programmato diversi incontri e percorsi di mindfullness e di social skills proprio per sviluppare e coltivare una maggiore serenità e un atteggiamento di consapevolezza verso la propria esperienza”.

La proposta di legge: principi e contenuti
Entrando nel dettaglio di quanto prevede il testo, messo a punto tra il 2021 e il 2025, i principi cardine su cui si fonda sono: equità, accessibilità e responsabilità collettiva. L’obiettivo è superare la frammentazione dei servizi, ridurre le disuguaglianze territoriali ed eliminare barriere economiche e culturali che ancora oggi impediscono a molti cittadini di accedere a un sostegno psicologico adeguato.
Entrando nella concretezza del misure previste, la proposta prevede l’istituzione di una Rete Psicologica Nazionale articolata su tre livelli (nazionale, regionale e territoriale); la creazione di un Servizio di Psicologia di Territorio (SPT) presso ogni ASL, con compiti di promozione, prevenzione, cura e riabilitazione; l’integrazione della psicologia nei principali luoghi della vita collettiva: scuole, ospedali, carceri, luoghi di lavoro, università, sport e contesti di marginalità sociale; l’attivazione di servizi specifici per infanzia, adolescenza, disabilità, invecchiamento, emergenze e sport.
L’investimento pubblico richiesto è stato stimato in circa 3,5 miliardi di euro, con possibili integrazioni da fondi europei.
Altra significativa misura che introduce la proposta di legge è la stabilizzazione del “Bonus Psicologo” e l’istituzione di un’Autorità Garante dei Diritti Psicologici, misure considerate basilari per un presidio della qualità e della continuità dei servizi.
Giovani protagonisti: è un bisogno individuale
Dai contenuti all’iter che seguirà la proposta di legge ora. Perché arrivi in Parlamento, occorrono almeno 50.000 firme autenticate entro la fine di dicembre 2025. A oggi le sottoscrizioni superano quota 32.000. E, dato non del tutto trascurabile, è riferito all’alta partecipazione giovanile: la fascia 18–22 anni è la più rappresentata, con oltre 10.000 firme, altro segnale di quanto il benessere psicologico venga ritenuto una priorità e un tema individuale dalle nuove generazioni. Lazio e Lombardia risultano le regioni più attive, con più di 4.600 firme ciascuna.
“È un sostegno che riteniamo importante – conclude Elisabetta Caletti – per rappresentare la voce di una comunità che chiede da tempo di non essere lasciata sola. Per chi affronta il peso delle malattie rare, il diritto a un supporto psicologico strutturato significa trovare finalmente un riferimento pubblico, competente e accessibile. È un progetto che parla di equità e inclusione, ma anche di crescita e coesione. E che mette la persona e il suo equilibrio psico-fisico al centro del welfare”.
Qui per firmare e sostenere la proposta di legge
Glossario dei termini
Malattia rara
Una condizione patologica che interessa un numero molto limitato di persone nella popolazione, spesso cronica, complessa, con diagnosi difficile o tardiva, con percorsi terapeutici meno chiari o meno diffusi. Tali condizioni tendono a implicare fragilità non solo sanitaria (fisica) ma anche psicologica, sociale e relazionale.
Benessere psicologico
Stato di equilibrio mentale ed emotivo in cui la persona può far fronte allo stress, esprimere le proprie capacità, instaurare relazioni positive e contribuire alla comunità. Non implica solo assenza di disturbo mentale, ma una qualità di vita che consideri la sfera affettiva, relazionale, sociale oltre che l’adattamento a difficoltà.
Supporto psicologico/psicologia clinica
Insieme di interventi professionali volti a prevenire, diagnosticare, trattare e riabilitare disturbi psicologici, disagi emotivi, relazionali; comprende colloqui, valutazioni, terapia psicologica (psicoterapia) e misure psico-educative.
Diagnosi tardiva
Situazione in cui il riconoscimento ufficiale della malattia avviene dopo un periodo lungo dalla comparsa dei primi sintomi; può comportare ritardi nella cura, maggiore sofferenza, isolamento o difficoltà nella gestione.
Frammentazione dei servizi
Dispersione o disomogeneità nell’offerta di servizi (sanitari, psicologici, sociali) sul territorio: diverse regioni o zone hanno livelli di offerta variabili, modalità diverse, lacune nell’accesso. Questo aggrava le disuguaglianze.
Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)
In Italia, insieme di prestazioni, servizi e attività che il SSN è obbligato a garantire a tutti i cittadini, ovunque risiedano, gratuitamente o dietro pagamento di ticket. Comprende prestazioni sanitarie e socio-sanitarie essenziali.