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L’Huntington non è un affare privato: solo una rete che mette in dialogo tutte le persone – con le loro competenze, esperienze e storie – che la malattia coinvolge, che pone davanti alla stessa non un io ma un noi, può nel suo intrecciarsi e ampliarsi, prendersi cura in attesa di una cura.

IN BUONE MANI è un bel posto: sono le parole calde di un amico, lo sguardo comprensivo di un familiare, il sorriso accogliente di un collega, quella telefonata a sorpresa, quell’abbraccio imprevisto, quell’aiuto inatteso, con i quali possiamo essere più forti della malattia.

IN BUONE MANI è prendersi cura di chi ci è vicino ma anche di chi, così vicino, non è. Nelle storie che ascoltiamo e leggiamo ogni giorno, emozioni, sentimenti, stati d’animo viaggiano sulle montagne russe: c’è la rabbia, la paura, l’impotenza, il silenzio, il non voler vedere e poi la resistenza, il coraggio, la voglia di andare avanti, la speranza.

IN BUONE MANI è una rete che cresce: le tue mani che si intrecciano alle nostre perché le Famiglie Huntington non si sentano sole, perché possano accedere a servizi di supporto e orientamento a titolo gratuito, perché solo insieme, con un’azione corale – ricercatori, caregiver, malati, operatori della cura, istituzioni e società civile – possiamo alleggerire il peso che la malattia pone nella nostra storia di ogni giorno.

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